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giovedì 20 novembre 2014

Alluvione Genova 9-10 Ottobre 2014




L'alluvione di Genova del 9 e 10 ottobre 2014 e nei giorni seguenti,si è verificata a seguito di forti precipitazioni, 395 mm in 24 ore[1], tra il 9 ottobre e il 10 ottobre in diverse zone di Genova e provincia.
Nel comune Genova sono esondati il torrente Bisagno, Sturla, il rio Fereggiano, Noce, e Torbella. In provincia lo Scrivia, lo Stura, l'Entella e il rio Carpi.[2].
A Genova, le zone interessate sono state:
In provincia di Genova sono stati quarantatre i comuni colpiti, tra cui: Montoggio, Rossiglione, Masone, Campo Ligure, Bogliasco. In provincia di La Spezia quattro comuni.

Eventi

9 ottobre

Nel pomeriggio del 9 ottobre a Chiavari il torrente Entella esonda alla foce, in un'area di sicurezza senza danni. Alle ore 21 a Montoggio, comune in provincia di Genova, il rio Carpi. I danni sono ingenti. A causa degli allagamenti, manca la corrente elettrica, l'acqua raggiunge il primo piano delle case, trascina alcune auto con persone bloccate all'interno dalla pressione dell'acqua esterna. Tre persone vengono tratte in salvo.[3]
Nel comune di Genova nella mattinata si verificano precipitazioni intense. Nel pomeriggio le precipitazioni si fermano, per poi riprendere a tarda sera e poi con intensità la notte. Alle ore 23.30 circa esonda il torrente Bisagno. L'acqua invade le strade e trascina auto parcheggiate. Sino alle tre di notte, a causa degli allagamenti, parte della città rimane senza corrente. In alcune zone l'interruzione si prolunga per uno, due giorni. Anche il rio Fereggiano, che determinò l'alluvione del 2011, esonda e allaga la zona di via Fereggiano e di corso Sardegna. Le acque del torrente Bisagno arrivano sino all'altezza di un metro e ottanta e trascinano molte auto incastrandole nei pressi dei tunnel pedonali e stradali accanto alla stazione Brignole.

10 ottobre

Poco dopo la mezzanotte il torrente Sturla esonda allagando numerose strade e trascinando auto in sosta.[4] E verso le 00.30 la zona di Brignole è interamente allagata, come nell'alluvione 2011 e nelle varie precedenti, l'acqua invade anche la seconda parte verso valle di via XX Settembre.
Poco dopo alle ore 00.45, i vigili del fuoco recuperano il corpo di un uomo, morto annegato, nel tunnel allagato tra via Canevari e la stazione Brignole[5][6] che verrà identificato due ore dopo.
Alle ore 01.00 circa i vigili del fuoco traggono in salvo una persona, intrappolata in auto, pochi metri fuori dal tunnel tra via Canevari e la stazione Brignole, incastrata tra le altre trascinate dal Bisagno. L'autostrada A12 viene chiusa tra Bivio A12/A7 Milano-Genova e Genova Nervi per l'allagamento di Corso Europa in direzione Genova alle ore 02.00.

11 ottobre

Nelle prime ore dell'11 ottobre un nubifragio colpisce il ponente di Genova in particolar modo Cornigliano, Coronata, Sestri Ponente, Multedo, Pegli, Voltri, con allagamenti.
A Cornigliano il Polcevera, a Pegli il Varenna e a Voltri il Leira superano i livelli di guardia. Anche l'entroterra di Genova viene colpito da piogge intense tra Campo Ligure, dove esonda il torrente Ponzema affluente dello Stura[7], Masone e Rossiglione.
Verso le ore 03.00 circa un ulteriore nubifragio, con forti raffiche di vento si abbatte sul centro di Genova, in particolare nei quartieri del medio levante e nella val Bisagno. Piogge intense e violente a volte con grandine. Si teme una nuova esondazione del Bisagno e del Ferreggiano, che tuttavia permangono nei limiti. Alle ore 03.30 a Rivarolo esonda il Torbella. Alle ore 04.00 circa a San Fruttuoso, esonda nuovamente il rio Noce.[8]
Il temporale, col passare delle ore, colpisce sempre più il levante. Prima a quello genovese: Foce, Sturla, Nervi e poi quello ligure, il Golfo Paradiso, il Golfo del Tigullio e il loro entroterra.[9]
Alle ore 12.00 la Protezione Civile dichiara lo stato di "allerta 2" (livello massimo) sino alle ore 24 di lunedì 13 ottobre 2014 per tutte le provincie liguri esclusa quella di Imperia.[10]

Comuni coinvolti

Sono stati quarantatré, in provincia di Genova e quattro in provincia di La Spezia.

































Conseguenze

La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo per disastro e omicidio colposo. L'ufficio dell'accusa ha aperto un'inchiesta contro ignoti per il reato di disastro e omicidio colposo.[11]

Vittime

L'esondazione del torrente Bisagno ha causato una vittima, un uomo di 57 anni, trovato annegato dai Vigili del Fuoco nel tunnel tra via Canevari e la stazione Brignole alle ore 01.06 del 10 ottobre. [12]. [13]
Il Comune di Genova ha proclamato il lutto cittadino per il 16 ottobre 2014, giornata in cui si sono svolti i funerali dell'uomo, morto nell'alluvione.

Danni

I danni calcolati secondo le stime, per ora, ammontano a 250 milioni. Nella stima, 25 soltanto per la città di Genova. Gli altri comuni alluvionati sono stati quarantatre, in provincia di Genova. Quattro i comuni in provincia di La Spezia. Montoggio è il comune più colpito dopo Genova. Le risorse per le imprese alluvionate ammontano a 40 milioni.[14]

Gli "Angeli del fango" e "I ragazzi di Genova"

La città, come già accaduto in passato nelle alluvioni del 1970 e del 2011, ha visto una forte reazione di solidarietà. Oltre ai dipedenti comunali, sono stati in molti i cittadini genovesi che hanno partecipato con immediatezza e spontaneità alla pulizia della città. Tra di loro, i numerosi giovani, definiti angeli del fango e dal quotidiano Il Secolo XIX i ragazzi di Genova,[15]le persone di ogni età, i commercianti danneggiati dell'alluvione, anche gli immigrati [16] e le persone arrivate da altre parti d'Italia.[17]

Cause

Forti precipitazioni

La causa scatenante dell'evento è nelle forti precipitazioni, 395 mm in 24 ore[1], verificatesi in un'area ristretta tra il 9 ottobre e il 10 ottobre e in diverse zone di Genova e provincia, causando la coseguente esondazione del torrente Bisagno e degli altri corsi d'acqua coinvolti.
Un evento meteorologico di ampie proporzioni, aggravato dal fenomeno delle piogge autorigeneranti[non chiaro].[18]
Il fatto è comunque non eccezionale per l'area: nel periodo dal 1971 al 2000, infatti, Genova è stata la città più piovosa d’Italia, registrando una media di 1093 mm di pioggia all'anno.[19]da quale fonte deriva il dato?[non chiaro]

Il blocco delle opere di rifacimento della copertura del torrente Bisagno

I lavori di ultimazione delle opere di rifacimento della copertura del torrente sono stati bloccati da diversi ricorsi di imprese, che hanno provocato un ritardo di 30 mesi.[20]
Cosa sono: Il tratto terminale interessa un'area popolosa e snodo di traporto ferroviario in cui sono ben oltre le centomila le persone che vi gravitano. In quest'area si possono riscontrare strutture e infrastrutture aventi un valore rilevante per l'assetto urbanistico. Basti pensare alla stazione ferroviaria di Brignole, allo snodo stradale che portano dalla val Bisagno al centro città e alle diramazioni del traffico cittadino verso levante e ponente. L'area è poi anche interessata da un riassetto e dalla realizzazione di grandi opere come il nodo ferroviario, il progetto "Grandi Stazioni" per Genova Brignole, la tratta Corvetto Brignole e Brignole Val Bisagno della metropolitana, l'ampliamento di Calata Bettolo e dei moli Ronco e Canepa nella darsena e infine il potenziamento delle strutture della Fiera del Mare. Vi sarà così un ulteriore incremento di strutture in cui maggiori saranno le persone che vi passeranno con un maggiore rischio potenziale. « Per questo si manifesta la necessità che l'attuazione del progetto proceda di pari passo con quella delle opere previste per la messa in sicurezza del torrente.» [21]
Scheda tecnica rifacimento della copertura del torrente Bisagno[22]
Superficie totale del bacino: 93 kmq
Copertura attuale tratto terminale: 4 fornici di larghezza netta pari a 12 m
Portate di piena alla foce:
  • T50= 790 m3/s
  • T200=1301 m3/s
  • T500=1785 m3/s
Portate stimate eventi storici:
  • 1953: 755 m3/s
  • 1970: 950 m3/s
  • 1992: 700 m3/s
Portata del progetto degli anni '30: 500 mc/s
Portata massima smaltibile: 700 m3/s (portata istantanea con immediato innesco di rigurgito e riduzione della portata smaltibile a circa 400 m3/s)
T associato: 25-30 anni
Superficie urbana soggetta a rischio di inondazione con T=50 anni: circa 1,4 km2
Persone a rischio: circa 100.000
Portata massima smaltibile a seguito degli interventi di adeguamentoa:
  • circa 850 m3/s con franco
  • circa 950-1050 m3/s senza franco
Portata di progetto smaltibile dal canale scolmatore: circa 450 m3/s

Urbanizzazione

A partire dalla seconda metà degli anni 1920, il territorio, ove prima era una minore presenza di edifici, è stato interessato dall'espandersi della città. Sì è verficata anche una tombinatura di rivi sopra cui sono stati anche costruiti edifici e strutture.[19] L'espandersi della città e l'intervento della copertura del Bisagno degli anni trenta, hanno costituito un fattore di incremento della criticità.[19]

Portata del torrente Bisagno

Errori del passato

La stima del 1907
Negli anni 1928-1931 fu realizzata la copertura del torrente Bisagno: la portata di piena fu sottostimata in 500 m³/s, sulla base della relazione Fantoli.[23] Nelle piene nel corso dei secoli, di cui si ha memoria dei dati, si sono verificati eventi sino a 1300 metri cubi al secondo.
Nella tabella si può osservare la diversità delle valutazioni dal 1878 al 1998.

Storico delle disparità di vedute intorno alla valutazione delle portate [24]
m³/s Riferimento Anno
170 m³/s Ministero dei LL.PP. 1878
600 m³/s Arch. Pesce ante 1907
1200 m³/s Ing. Cannovale ante 1907
500 m³/s Ing.Inglese, Fantoli e Canepa 1909
845 m³/s Ing. Brizzolara 1965
950 m³/s Pirozzi, Supino, Marchi, Berardi, Gazzolo e Rocchi 1970
1150 m³/s Ing. Cati 1971
1300 m³/s Portata duecentennale di progetto definita dal Piano di Bacino del T. Bisagno 1998

La commissione Inglese, Fantoli e Canepa, incaricata nel 1907 dal sindaco del comune di Genova Gerolamo Da Passano di stabilire la portata di massima piena per realizzare la canalizzazione e la copertura, eseguita negli anni 1928-1931, sottostimò la portata massima, indicata come mai superiore ai 500 m³/s.[25] [26] [27]
La copertura del 1928-1931 della porzione che va da Brignole alla Foce
L'intervento di copertura degli anni 1928-1931 unitamente all'urbanizzazione resero più problematica la situazione dei secoli precedenti. «Dopo il completamento dell’opera di canalizzazione e copertura, si verificarono, nel 1945 e nel 1951, nubifragi di elevata intensità, tali da superare le precedenti valutazioni critiche. In seguito, il nubifragio del 19 settembre 1953, preceduto da 9 giorni di rilevante piovosità, sollecitava il bacino chiuso a Staglieno (dove il torrente Bisagno sottende una superficie di 81.1 Km 2) con una pioggia ragguagliata pari a 181 mm in 6 ore. La corrispondente risposta del bacino produceva una portata al colmo di 755 m³/s nella stessa sezione di Staglieno, nonché l’esondazione del corso d’acqua con allagamenti nelle zone di Genova centro.»[28]
Con i lavori del 1928-1931, il Bisagno, tra Brignole e la Foce, venne ristretto di 48 metri. Il nuovo assetto sotterraneo abbassò a 3,5 metri la sponda, prima alta 5 metri.

Analisi

lnadeguatezza della portata di piena

Nel Piano di Bacino, approvato il 4 dicembre 2001, era già evidenziato : «Il tronco più critico è quello terminale a causa della grave insufficienza del tratto canalizzato e coperto per il quale la portata di piena con periodo di ritorno 200-ennale è stimata in 1300 m³/s, valore che supera ampia/mente la sua attuale capacità di smaltimento, calcolata in 500 m³/s in fase di progetto; valore superabile con periodo di ritorno 20-ennale-50-ennale e superato più volte, sia nel corso di questo secolo, sia in precedenza. L’elevato rischio di esondazione per superamento della capacità di smaltimento del tronco canalizzato e coperto comporta pericolosi effetti di rigurgito a monte. Tali effetti si ripercuotono fino alla confluenza del rio Fereggiano e sono amplificati dalla presenza di ulteriori manufatti di attraversamento e/o strutture interferenti con l’alveo.» [29]

Lo scolmatore del Bisagno

La copertura degli anni '30 ha previsto una portata di 500 m³/s, elevabile a una capacità massima di 700 m³/s. Il piano attuale una portata di 850 m³/s, elevabile a una massima di 950 - 1.050 m³/s. Il Piano di bacino ha previsto come massima portata 1.300 m³/s. La capacità di massima attuale del torrente non è sufficiente per le grandi piene che potrebbero arrivare a 1.200/1.300 m³/s..[30]
La realizzazione del canale scolmatore del Bisagno, prevista nel progetto originario, alzerebbe la portata di 450 m³/s. Si arriverebbe così ai 1.300 m³/s di portata. L'opera comporta un costo di 250-270 milioni di euro.[31]

Gli interventi eseguiti e appaltati

L'intervento di rifacimento della copertura del Bisagno

  • 2005: il primo lotto delle opere è stato eseguito e ultimato a gennaio del 2009. [32]
L'esecuzione ha permesso aumentare la portata transitabile da 400 a circa 600 m³/s e di eliminare i limiti di carico (18 t) lungo la viabilità urbana.[33]
  • 2009: viene avviato l'iter per il secondo lotto del rifacimento della copertura del Bisagno che è stato finanziato, appaltato, poi sospeso per trenta mesi dai vari ricorsi e sbloccato nell'ottobre 2014. Salvo nuovi ricorsi, dovrebbe riprendere il suo iter con l'ultimazione dell'intervento. [34]

Scolmatore Fereggiano

I lotto dei lavori
  • È stato avviato l'iter. È stata effettuata la progettazione. Sono stati recepiti i finanziamenti e approvata la realizzazione della prima parte del primo lotto dello scolmatore del Fereggiano. Dopo l'approvazione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, c'è stata l'approvazione del progetto definitivo. La gara d'appalto, salvo eventuali ricorsi. Dovrebbe poi potersi passare alla fase esecutiva.

Problematicità

Gli eventi hanno evidenziato le seguenti problematiche:

Limiti dei modelli meteorologici matematici e previsionali e insufficienza per la prevenzione

Le previsioni sono basate su calcoli matematici e probalistici. Gli accadimenti hanno evidenziato un limite e di conseguenza la non sufficienza del solo strumento previsionale per la prevenzione e la messa in allerta del territorio.
Le dichiarazioni sintetizzano le posizioni di enti e istituzioni in relazione ai modelli previsionali e all'allerta:
Franco Gabrielli, responsabile della Protezione civile, in riferimento alla piattaforma meteorologica Dewetra ha affermato che «le valutazioni del pericolo dalle condizioni meteorologiche sono state sbagliate. Non bisogna però crocifiggere i poveri previsori perché, quando fanno le previsioni succede spesso che l'evento non sia quello previsto».[35]
Raffaella Paita, assessore regionale alla protezione civile, ha dichiarato che «l'allerta meteo per l'alluvione di Genova non è stata data perché le valutazioni dell'Arpal basate su modelli matematici non hanno segnalato l'allarme». [36] [37]
Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria, in una intervista, ha detto che «il modello previsionale non ha funzionato. È la prima volta in dieci anni. Qualche volta i previsori, nel dubbio, hanno proclamato delle allerte a cui non sono corrisposti i fatti, ma hanno sempre annunciato correttamente i fenomeni, compresi i più gravi».[38]
Marco Doria, sindaco di Genova, ha dichiarato che «nessuno ci aveva preavvertito che certe cose sarebbero potute accadere. Non avendo avuto informazioni in tal senso, il nostro sforzo è stato di affrontare l'emergenza in tempo reale. Nessuna polemica sui modelli previsionali»[39]
L'ARPAL: AGENZIA REGIONALE PER LA PROTEZIONE DELL'AMBIENTE LIGURE, in un comunicato del 21 ottobre 2014 ha peraltro dichiarato: «Le previsioni del tempo emanate da Arpal sono a supporto della Protezione Civile e sia mercoledì 8, sia giovedì 9 ottobre 2014, riportavano alta probabilità di “temporali forti, organizzati e persistenti, con maggiore probabilità dei fenomeni su B” la zona di Genova. [40] In aggiunta il messaggio dell’Avviso integrava la previsione, spiegando ulteriormente cosa volesse dire ELEVATA PROBABILITA' DI TEMPORALI FORTI ORGANIZZATI IN STRUTTURE TEMPORALESCHE ESTESE E DIFFUSE e conseguenti EFFETTI AL SUOLO DIFFUSI: allagamenti ad opera di piccoli canali/bacini con possibili piene improvvise di piccoli rii; fenomeni di rigurgito del sistema di smaltimento delle acque piovane con coinvolgimento delle aree urbane più depresse. Possibili allagamenti e danni ai locali interrati, provvisoria interruzione della viabilità, specie nelle zone più depresse, scorrimento superficiale nelle sedi stradali urbane ed extraurbane. Eventuale innesco di locali smottamenti superficiali dei versanti. Possibili disagi alla viabilità e danni localizzati a strutture provvisorie e vegetazione per locali forti colpi di vento, trombe d'aria, grandine e fulmini. OCCASIONALE PERICOLOSITÀ per l'incolumità delle persone e beni. Descrivevano cioè quello che è successo, senza andare oltre… dare l’allerta, attivare piani e procedure di emergenza, avvisare i cittadini, chiudere scuole, mercati, modificare la viabilità…tutte cose che ci sono state chieste in questi giorni. È vero che facciamo molte cose, ma non queste. Siamo un ente con 350 dipendenti su tutto il territorio ligure, che svolge innumerevoli servizi per la comunità, di cui le previsioni del tempo sono una piccola parte: dai controlli sulle discariche a quelli sull’acqua, dai campi elettromagnetici alle sorgenti radioattive, dalla biodiversità alle verifiche impiantistiche, dalle analisi di laboratorio su acque potabili, alimenti e qualità ambientale, all’aria e ai pollini, dai monitoraggi delle matrici ambientali alla gestione delle corrispondenti banche dati regionali. Scrivere a carattere cubitali “26 milioni all’anno per sbagliare le previsioni” è una delle tante falsità dette sul nostro conto in questi giorni, contro cui stiamo intraprendendo tutte le azioni possibili, comprese quelle legali. Inaccettabile l’attacco rivolto ad Arpal in un momento di emergenza. Non abbiamo dato l’allerta… né mai la daremo. PS: contrariamente a quanto comunicato da qualche organo di stampa, ovviamente anche Arpal ha partecipato al lutto cittadino.» [41]

Burocrazia e lentezza del processo amministrativo

Negli stessi giorni degli eventi è stata evidenziata la complessità della burocrazia.
Il contenzioso è durato 30 mesi. In vista un altro ricorso al Consiglio di stato. La stessa cosa potrebbe avvenire per lo scolmatore del Fereggiano. [42]
Dalla consultazione della cronistoria del rifacimento della copertura del Bisagno [43]si può osservare come i lavori, siano stati finanziati e assegnati, con gara. Nel 2011, un ricorso al Tar da parte di due consorzi delle imprese escluse dall’assegnazione del secondo lotto dei lavori, quello che comprende il tratto che va dalla Questura di Genova fino alla stazione Brignole, li ha bloccati. È seguito un controricorso al Consiglio di Stato che ha assegnato la competenza al Tar del Lazio. Nel luglio 2014, il Tar del Lazio ha riconosciuto le ragioni del consorzio delle imprese assegnatarie, vincitrici della gara e ha disposto la ripresa dei lavori.
La gara d'appalto ha richiesto quindi 4 mesi e mezzo, il contenzioso ad oggi circa 30 mesi. Le ricorrenti hanno annunciato un ricorso al Consiglio di Stato. [44] [45]

Interruzione della corrente elettrica e delle comunicazioni

Gli eventi hanno dimostrato un problema dell'efficienza dei mezzi di comunicazione per l'informazione agli abitanti. A causa dell'alluvione si è verificata infatti, la mancanza della corrente elettrica. Era così impossibile, nell'immediato, comunicare informazioni alla parte di cittadinanza più interessata dagli eventi. I principali canali di comunicazione (TV, radio, internet, telefoni) non erano funzionanti. Anche la rete mobile, in alcuni casi, non era funzionante. L'interruzione elettrica, in alcune zone circoscritte, si è prolungata per giorni.

Rapidità dei tempi e cultura dell'emergenza

La rapidità dei tempi dell'evento alluvionale e la quantità e la natura dell'acqua hanno evidenziato una problematicità per la messa in sicurezza di un'area così vasta, in relazione all'ora notturna, ai tempi in cui gli eventi si sono manifestati, alla natura e quantità dell'acqua esondata.
Le ore notturne, durante le quali, si sono verificati gli eventi, hanno avuto un effetto mitigatore sulle vittime. A causa dei fenomeni temporaleschi e per l'ora: poche persone erano infatti presenti nei luoghi. In tempi così brevi, la diramazione dell'allerta sarebbe stata insufficiente a evitare i danni. Per paradosso, avrebbe potuto, invece, cagionare maggiori vittime, dovute a persone, corse a mettere al sicuro le cose, per una loro sottovalutazione del rischio. Basta ricordare che nell'alluvione del 2011, avvenuta nel mattino, con l'allerta diramato, perirono sei persone. È evidenziata una problematicità della diffusione della cultura dell'emergenza tra la popolazione e della percezione del rischio. In tal senso va ricordato come la vittima di questa alluvione, uscendo da un bar, avesse detto al barista «Vado a controllare lo stato del torrente» [46]. Il fatto fa pensare come il Bisagno non fosse stato ritenuto come preoccupante. È evidenziato dall'alluvione del 2011 e del 2014, come vi sia stato, nella popolazione, un problema di cultura dell'emergenza e come fosse necessaria una diversa percezione e consapevolezza di comportamenti da tenere, per a evitare le vittime, dovute a condotte erronee, per panico e sottovalutazione del rischio.

Note

  1. ^ a b [1]
  2. ^ ilsecoloxix.it, Esondati Sturla, Scrivia, Bisagno e Fereggiano. URL consultato il 10 ottobre 2014.
  3. ^ genova24.it, Montoggio, esonda torrente: auto travolte, salvate tre persone. Scuole chiuse. URL consultato il 10 ottobre 2014.
  4. ^ Tgcom24, Alluvione a Genova, esondano i torrenti: un morto a Brignole, auto travolte dalle acque. URL consultato il 10 ottobre 2014.
  5. ^ Tgcom24, Alluvione a Genova, esondano i torrenti: un morto a Brignole, auto travolte dalle acque. URL consultato il 10 ottobre 2014.
  6. ^ ilsecoloxix.it, Alluvione a Genova: una vittima in via Canevari. URL consultato il 10 ottobre 2014.
  7. ^ genovatoday.it, Alluvione Genova Campo Ligure: esondato Ponzema. URL consultato l'11 ottobre 2014.
  8. ^ genovatoday.it, Alluvione Genova: non c'è tregua, violento temporale sul ponente. URL consultato l'11 ottobre 2014.
  9. ^ ilsecoloxix.it, Levante, viabilità in crisi e chiusura delle scuole. URL consultato l'11 ottobre 2014.
  10. ^ genovatoday.it, Allerta 2 prolungata fino alle 24 di lunedì. URL consultato l'11 ottobre 2014.
  11. ^ Donatella Alfonso, Valentina Evelli, Stefano Origone, Bruno Persano, Genova, cessa l'allerta. Domani scuole ancora chiuse. La Procura : 'E' disastro colposo' in la Repubblica, 13 ottobre 2014.
  12. ^ Ancora una vittima: infermiere muore travolto dalla piena del Bisagno in ilsecoloxix.it, 10 ottobre 2014.
  13. ^ Stefano Origone, Donatella Alfonso, Giuseppe Filetto, Genova, la nuova alluvione, una vittima a Borgo Incrociati, scuole e strade chiuse in Repubblica.it Genova, 10 ottobre 2014. URL consultato il 10 ottobre 2014.
  14. ^ Alluvione, chiesto lo stato di emergenza in regione.liguria.it, Giornale della Giunta, 17 Ottobre 2014. URL consultato il 22 ottobre 2014.
  15. ^ Emanuele Rossi, I ragazzi di Genova, il riscatto nel fango in Il Secolo XIX, 15 ottobre 2014.
  16. ^ Genova contro la polemica razzista: "Molti immigrati fra gli angeli del fango in tgcom24, 13 ottobre 2014.
  17. ^ Genova, nelle strade tornano gli angeli del fango: centinaia di volontari in azione in rainews, 13 ottobre 2014.
  18. ^ Raoul de Forcade, Ancora una volta Genova va sott'acqua in Il Sole 24 Ore, 11 ottobre 2014. URL consultato il 12 ottobre 2014.
  19. ^ a b c [2]
  20. ^ regione.liguria.it, CRONISTORIA RIFACIMENTO COPERTURA BISAGNO, Regione Liguria!data=10 ottobre 2014. URL consultato il 10 ottobre 2014.
  21. ^ Regione Liguria, Rifacimento della copertura del torrente Bisagno in infrastrutture.regione.liguria.it. URL consultato il 15 ottobre 2014.
  22. ^ Regione Liguria, Scheda Tecnica Rifacimento della copertura del torrente Bisagno in infrastrutture.regione.liguria.it. URL consultato il 15 ottobre 2014.
  23. ^ Jacopo Giliberto, Bisagno, un torrente che inganna in Il Sole 24 ore, 11 ottobre 2014.
  24. ^ Relazione sul torrente Bisagno Ing.Paolo Tizzoni (PDF), 8 novembre 2011. URL consultato il 15 ottobre 2014.
  25. ^ Piano di Bacino del Torrente Bisagno approvato il 4/12/2001 dalla Provincia di Genova. URL consultato il 15 ottobre 2014.
  26. ^ Jacopo Giliberto, Bisagno, un torrente che inganna in Il Sole 24 ore, 11 ottobre 2014.
  27. ^ Paolo Virtuani, Bisagno, la ribellione del fiume «condannato all’oblio» Renzo Rosso, docente di ingegneria idraulica: «L’intero sistema idraulico di Genova sta andando in tilt. Il progetto del canale scolmatore è inadeguato» in Corriere della Sera, 10 ottobre 2014.
  28. ^ Piano di Bacino del Torrente Bisagno approvato il 4/12/2001 dalla Provincia di Genova. URL consultato il 15 ottobre 2014.
  29. ^ Piano di Bacino del Torrente Bisagno approvato il 4/12/2001 dalla Provincia di Genova. URL consultato il 15 ottobre 2014.
  30. ^ Piano di Bacino del Torrente Bisagno approvato il 4/12/2001 dalla Provincia di Genova.
  31. ^ I LAVORI ALLA FOCE DEL BISAGNO in .regione.liguria.it, REGIONE LIGURIA, 8 Novembre 2011. URL consultato il 20 ottobre 2014.
  32. ^ regione.liguria.it, CRONISTORIA RIFACIMENTO COPERTURA BISAGNO, Regione Liguria!data=10 ottobre 2014. URL consultato il 10 ottobre 2014.
  33. ^ Regione Liguria, Scheda Tecnica Rifacimento della copertura del torrente Bisagno in infrastrutture.regione.liguria.it. URL consultato il 15 ottobre 2014.
  34. ^ regione.liguria.it, CRONISTORIA RIFACIMENTO COPERTURA BISAGNO, Regione Liguria!data=10 ottobre 2014. URL consultato il 10 ottobre 2014.
  35. ^ blizquotidiano.it Genova. Dewetra infallibile: sbagliate le valutazioni ma Gabrielli si assolve. URL consultato il 13 ottobre 2014.
  36. ^ Bruno Persano, Nessuno ha avvertito della bomba d'acqua in Repubblica.it Genova, 10 ottobre 2014. URL consultato il 10 ottobre 2014.
  37. ^ ARPAL Agenzia Regionale Protezione Ambiente Ligure, AVVISO METEOROLOGICO REGIONALE Emesso giovedì 9 ottobre 2014 alle ore 09:39, 9 ottobre 2014. URL consultato il 15 ottobre 2014.
  38. ^ Francesco La Spina, Flop meteo, la Regione: "Il calcolo non ha funzionato". I meteorologi: "Bastava leggere i dati" in Repubblica.it, 11 ottobre 2014. URL consultato l'11 ottobre 2014.
  39. ^ Raoul de Forcade, Ancora una volta Genova va sott'acqua in Il Sole 24 Ore, 11 ottobre 2014. URL consultato il 12 ottobre 2014.
  40. ^ ARPAL Agenzia Regionale Protezione Ambiente Ligure, AVVISO METEOROLOGICO REGIONALE Emesso giovedì 9 ottobre 2014 alle ore 09:39, 9 ottobre 2014. URL consultato il 15 ottobre 2014.
  41. ^ ARPAL, Arpal non ci sta e annuncia querele in arpal.gov, 21 ottobre 2014. URL consultato il 22 ottobre 2014.
  42. ^ Jacopo Giliberto, Bisagno, un torrente che inganna in Il Sole 24 ore, 11 ottobre 2014.
  43. ^ regione.liguria.it, CRONISTORIA RIFACIMENTO COPERTURA BISAGNO, Regione Liguria!data=10 ottobre 2014. URL consultato il 10 ottobre 2014.
  44. ^ regione.liguria.it, CRONISTORIA RIFACIMENTO COPERTURA BISAGNO, Regione Liguria!data=10 ottobre 2014. URL consultato il 10 ottobre 2014.
  45. ^ Renzo Parodi, Alluvione Genova, lavori al Bisagno bloccati da 3 anni per i ricorsi al Tar in Il Fatto Quotidiano, 10 ottobre 2014.
  46. ^ Ancora una vittima: infermiere muore travolto dalla piena del Bisagno in ilsecoloxix.it, 10 ottobre 2014.

Bibliografia

  • Piano di Bacino del Torrente Bisagno 4 dicembre 2001, Provincia di Genova, 4 dicembre 2001. URL consultato il 16 ottobre 2014.
  • Ing.Paolo Tizzoni, Relazione sul torrente Bisagno, 8 novembre 2011. URL consultato il 14 ottobre 2014.
  • Jacopo Gilnberto, Bisagno, un torrente che inganna in Il sole 24 ore, 11 ottobre 2014.
  • Paolo Virtuani, Bisagno, la ribellione del fiume «condannato all’oblio» Renzo Rosso, docente di ingegneria idraulica: «L’intero sistema idraulico di Genova sta andando in tilt. Il progetto del canale scolmatore è inadeguato» in Corriere della Sera, 10 ottobre 2014.
  • Renzo Rosso, Bisagno. Il fiume nascosto, Marsilio, 2014, ISBN 978-88-317-1790-8.

giovedì 16 ottobre 2014

Alluvione Genova 2014




CONSIDERAZIONI SUI FATTI DI GENOVA
CONTRO LE “BOMBE D’ACQUA”, UNA  SOLA PAROLA D’ORDINE : INVARIANZA IDRAULICA, PER LEGGE!
di Catello Masullo, ingegnere idraulico
e vice presidente di Inarsind Roma (sindacato ingegneri ed architetti liberi professionisti)
Roma 14 ottobre 2014

SOMMARIO CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI
La situazione idrogeologica di Genova è nota agli esperti da sempre. Il tombamento dei molti corsi d’acqua che l’attraversano, unitamente alla crescente impermeabilizzazione di aree sempre più vaste di territorio, senza la applicazione della buona pratica della invarianza idraulica a ciascun intervento, non poteva che dare i risultati che vediamo con ricorrente frequenza. Si sono fatti tanti progetti per realizzare le opere che possano correggere almeno una parte degli errori del passato. Come ad esempio uno scolmatore del Feregiano. Una galleria di grandi dimensioni di oltre sei km, di cui realizzato solo uno (oggi utilizzato come  garage per canoe : sigh!). Altri progetti si sono arenati nei ricorsi al Tar e nei tagli di spesa. Gli ingegneri idraulici, ed a Genova c’è una gloriosa scuola di ingegneri idraulici, sanno perfettamente cosa fare per evitare di continuare a contare i morti per strada nella capitale ligure. Che gli amministratori della cosa pubblica li ascoltino, una volta tanto!
PREMESSE
Dopo Genova, Sarno, Soverato, Gianpilieri, Scaletta Zanclea, ancora una volta Genova. Cambia il nome, ma la tragedia è sempre la stessa. Aggiorniamo la macabra contabilità dei morti a causa di quelle che i media hanno battezzato “bombe d’acqua”. E, puntualmente, si ripete, all’infinito, il lamento dei corifei. Da una parte ci si strappano le vesti e si piangono le vittime e si fanno proclami della serie “mai più!”, dall’altra si cade dalle nuvole, della serie “nessuno poteva prevederlo, “evento senza precedenti”, “tragica fatalità”, “inarrestabile furia degli elementi”, e così via cantilenando. E si affidano , sempre, editoriali alle nostre migliori “penne” . Le quali ripetono, a loro volta, sempre la stessa (corretta) solfa : “disastro annunciato”. E poi, immancabile, spunta senza eccezione alcuna, questa nuova figura professionale della quale pare non si possa fare a meno : il “geologo televisivo”. A spiegarci che occorrono soldi, nuovi stanziamenti, prevenzione. Ma possibile mai che a nessuno, dico a nessuno, viene in mente di sentire gli ingegneri idraulici? Quella particolare tipologia di tecnici che dedicano tutta la loro formazione e tutta la loro vita professionale proprio a studiare le cause di questi fenomeni ed a progettare le opere che sarebbero necessarie per evitare queste tragedie? Possibile che nessuno parla di “invarianza idraulica”?
Spieghiamo questo termine , che appare oscuro ai più (anche ai “geologi televisivi”, apparentemente). Se, cioè, un determinato territorio, prima di realizzare un intervento di trasformazione, produce una certa quantità di acqua in occasione di determinate precipitazioni meteoriche, dopo la trasformazione deve mantenere costante questa quantità di acqua prodotta. Questo significa che, se si impermeabilizzano o disboscano porzioni più o meno vaste di tale territorio, riducendo quindi le naturali capacità di ritenzione idrica del terreno originario, è necessario ed obbligatorio realizzare opere di cattura ed immagazzinamento delle acque di pioggia intensa, per poi restituirle alla natura solo successivamente allo scroscio di pioggia. In modo tale da evitare ogni danno da alluvione. Realizzando quindi quello che gli ingegneri idraulici definiscono la “laminazione delle piene” e la conseguente “invarianza idraulica” di quell’intervento.

LA SITUAZIONE ITALIANA
Che il territorio italiano sia particolarmente fragile è testimoniato dal fatto che il 68% circa delle frane in Europa avvengono nel nostro paese. Siamo una “frana” nella prevenzione. In compenso siamo degli assi negli interventi in emergenza ex-post. Abbiamo sviluppato la migliore protezione civile del mondo. E tutti imparano da noi.  Ma tutto questo non è particolarmente efficiente. Perché, come numerosi studi scientifici dimostrano, spendiamo somme spropositare per riparare i danni post-evento, che si sarebbero potute evitare ove si fossero spese somme di gran lunga inferiori in prevenzione (anche di 10 o 15 volte).
Lo dice anche la saggezza popolare : “prevenire è meglio che curare”. 
Ma la politica non ci sente da questo orecchio. I soldi spesi in interventi eseguiti in sperduti anfratti, letti di torrenti, versanti di colline e montagne, non si vedono e quindi non portano voti. I soldi spesi in emergenza post catastrofe, per riparazione di drammatici danni e risarcimenti a danneggiati, invece hanno un grande impatto mediatico. E quindi portano voti. Sarà cinica, e forse anche un po’ grossolana, come analisi, ma se fate due più due, vi accorgerete che non siamo troppo lontani dalla realtà. E’ il dissesto ideologico, la maggiore causa del dissesto idrogeologico.
La maggior parte dei disastri, sono disastri annunciati. E spesso si ripetono nelle stesse aree geografiche. Basta dare un’occhiata alle liste delle alluvioni ed inondazioni (si veda la appendice alla fine di questo appunto, tratta dalla sempre ben informata Wikipedia). Ci sono ad esempio zone come quelle della Liguria e della Campania meridionale ove periodicamente si contano i morti. E non è casuale. Provate a prendere una cartina del mediterraneo. Con un righello tracciate delle linee che vanno dallo stretto di Gibilterra all’Italia. Le linee di mare più lunghe, senza che siano interrotte da isole o coste, sono quelle che puntano a nord in Liguria ed a sud sulla Campania meridionale. Queste linee vengono chiamate dagli ingegneri con il termine “fetch”. E non sono altro che corridoi sul mare aperto dove più a lungo possono svilupparsi venti senza che siano interrotti da qualche ostacolo. E possono quindi caricare l’aria di grande umidità presa dal mare. E generare le più potenti perturbazioni atmosferiche, con la forza di veri e propri uragani. Che sono la causa delle più grandi alluvioni. Ed ecco che periodicamente si verificano eventi importanti nelle zona di Genova e  della penisola Sorrentina e relativo entroterra (disastri di Sarno, Quindici, Castellammare di Stabia, ecc.).

LA SITUAZIONE A GENOVA
Il 10 ottobre 2014 piovono oltre 500 mm di pioggia su Genova ed il 4 novembre del 2011, sempre a Genova cadono quasi 500 mm di pioggia in 5 ore. Esondano i fiumi ed i torrenti che esondano sempre in queste occasioni, Bisagno, Fereggiano, Sturla e Scrivia. Si è , al solito, parlato di evento mai accaduto prima. Ma non è così. Il 4 ottobre del 2010, la quantità di pioggia era stata praticamente la stessa. Ed alluvioni gravi ci sono state in precedenza a Genova nel ’93, nel ’92 e nel ‘70 (quando i mm di pioggia furono addirittura più di 900). I danni ed i lutti a seguito di alluvioni non sono però sempre gli stessi. Moto dipende da quello che fa e da quello che non fa l’uomo. Enormi straripamenti di fiumi nel passato più o meno recente non hanno provocato gli stessi danni e lo stesso numero di perdite di vite umane degli ultimi tempi. Semplicemente perché la aree interessate dalle esondazioni non avevano insediamenti abitativi. Negli ultimi decenni le urbanizzazioni sono state, in alcuni casi,  davvero dissennate e criminali. I cosiddetti “pianificatori” urbanistici dalla licenza edilizia facile hanno dimostrato di avere la memoria sempre cortissima. Ed hanno consentito di costruire in aree dove si sapeva benissimo che prima o poi sarebbero arrivate le acque straripate. Pochi sanno, ad esempio, che una alluvione del fiume Arno, farebbe oggi molti più danni di quella famosissima del 1966, che è stata immortalata dai tg di tutto il mondo. Perché sulle sponde del fiume, subito dopo l’evento disastroso, si è costruito moltissimo. Ci fu una vera e propria corsa alla licenza edilizia da parte di tutti gli enti territoriali competenti, per arrivare prima dei divieti di edificazione che di lì a poco la benemerita Commissione De Marchi (dal nome del grande ingegnere idraulico che la guidava) avrebbe istituito.

NON TUTTO VA MALE :QUANDO SI PREVIENE I DISASTRI NON AVVENGONO
Ma non tutto va così male. Prendiamo l’alluvione di  Sarno, Siano, Bracigliano e Quindici, del 5 maggio del ’98. Un evento tremendo, 159 morti. È un argomento che conosco abbastanza bene, essendo stato aggiudicatario della gara pubblica per la progettazione di una parte non irrilevante degli interventi post-emergenza. Siamo proprio in quella zona della Campania meridionale soggetta a ricorrenti alluvioni, a cavallo tra le province di Salerno, Napoli ed Avellino, di cui dicevo prima. Con suoli particolarmente fragili. Si tratta  di terreni provenienti dalle eruzioni del Vesuvio, proiettati in aria negli scorsi millenni e ricaduti sui massicci carbonatici, i calcari  di base, sui quali si sono addensati. In particolari condizioni, dopo lunghi periodi di pioggia, anche non particolarmente intensa, ed in aree acclivi, che abbiamo subito di recente un disboscamento oppure un incendio, questi strati di terreno, tecnicamente detti coltri piroclastiche, si staccano di schianto dalle rocce di base e creano le cosiddette “colate di fango superveloci”. Che vengono giù anche a 80 km all’ora. Ed hanno una potenza davvero devastante. Figuratevi che a Sarno, in quel tragico maggio, una di queste colate staccò di netto dalle fondazioni un palazzotto di tre piani, che era stato costruito, ovviamente, dove non doveva,  e lo spostò, rigidamente, di oltre 300 metri. Miracolosamente i tanti giovani che stavano ballando ad una festa al secondo piano del palazzo, sono restati incolumi. Non è andata altrettanto bene ad altri 159 sventurati di quell’area.  Non è di questi paesi colpiti dai lutti che voglio parlare.  Ma di un altro paese. Che non è andato sulle cronache di alcun giornale o tg. Eppure si tratta di un comune che si trova proprio nella stessa area di Sarno, Siano, Bracigliano e Quindici. Con esattamente le stesse condizioni dei versanti. Piroclastiti su calcari, su forti pendenze. Si tratta di un paese proprio attaccato al Comune di Quindici, e cioè del comune di Forino, in provincia di Avellino. Dove quel giorno disgraziato si sono innescate colate di fango veloci del tutto simili a quelle che hanno mietuto tante vittime a pochi chilometri di distanza. Ma a Forino non c’è stato nessun morto. E nemmeno un ferito. Perché quel territorio si era dotato, negli anni precedenti, di opportune opere di prevenzione. Non di opere faraoniche. Opere flessibili anti-erosione, opere di contenimento dei versanti con tecniche di ingegneria naturalistica. E, soprattutto, una serie di piccole vasche per la raccolta delle future colate di fango. Che riprendevano la tradizione delle antiche bonifiche borboniche. Che usavano queste vasche come accumuli di detriti che venivano dai monti e come cave di sabbie per le costruzioni. Con uno splendido equilibrio. La natura ogni tanto colmava queste vasche. E gli uomini, pian piano, le svuotavano. Per lasciarle saggiamente vuote ad accogliere le prossime colate. E così è avvenuto a Forino il 5 maggio del ’98. Le colate hanno trovato le vasche vuote e le hanno colmate. Senza uccidere nessuno. Ne sono testimone diretto. Avendo personalmente curato la progettazione e la direzione dei lavori di realizzazione di tutti questi interventi a Forino. Esempio poco clamoroso. Che non ha attirato alcun cronista. Di “normale” manutenzione del territorio. Ma anche valido esempio della validità del detto di saggezza popolare già ricordato : prevenire è meglio che curare. 

CAUSE DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO E POSSIBILI RIMEDI
Provo infine a riassumere le principali cause delle catastrofi e dei lutti provocati dal dissesto idrogeologico, dando anche qualche cenno sui  possibili rimedi:
Scelleratezza urbanistica: permettere di costruire dove i tecnici competenti sconsigliano di costruire, trattandosi di zone a rischio di alluvione o di frana o di dissesto, è da stolti o da criminali; non sarà il caso di smettere di farlo? I programmi di tutte le forze politiche, nessuna esclusa, contengono parole altisonanti ed impegni solenni di lotta al dissesto idrogeologico. Ma, dopo le elezioni, i buoni propositi restano solo chiacchiere (di quelle che la antica saggezza partenopea accomunava alle tabacchiere di legno, nel novero degli oggetti non accettati dal banco dei pegni);
Eccessivo consumo di territorio, con disboscamenti, cementificazioni ed impermeabilizzazioni del terreno:  sarebbe semplice ovviare. Da una parte vietare ulteriori consumi di territorio, permettendo nuove costruzioni solo nella zone già urbanizzate, densificando e rottamando la edilizia di scarsa qualità del dopoguerra. E dall’altra imponendo il cosiddetto criterio della “invarianza idraulica”. Se, cioè, un determinato territorio, prima di realizzare un intervento di trasformazione, produce una certa quantità di acqua in occasione di determinate precipitazioni meteoriche, dopo la trasformazione deve mantenere costante questa quantità di acqua prodotta. Questo significa che, se si impermeabilizzano porzioni più o meno vaste di tale territorio, riducendo quindi le naturali capacità di ritenzione idrica del terreno originario, è necessario ed obbligatorio realizzare opere di cattura ed immagazzinamento delle acque di pioggia intensa, per poi restituirle alla natura solo successivamente allo scroscio di pioggia. In modo tale da evitare ogni danno da alluvione. Realizzando quindi quello che gli ingegneri idraulici definiscono la “laminazione delle piene”.
Mancata realizzazione di opere di manutenzione idraulica:  non pochi disastri sono causati dalla incuria, dalla ridotta capacità di portata del reticolo idrografico a causa di ostruzioni, interramenti, abbandoni di rifiuti ingombranti, crollo di alberi ed arbusti, ecc. . Le operazioni di manutenzione idraulica andrebbero effettuate con regolarità, e consentirebbero, a conti fatti, di spendere meno e meglio, e, soprattutto, di evitare di piangere vite umane perdute;
Mancata realizzazione di opere idrauliche di accumulo e regolazione: l’acqua è elemento fondamentale di vita. Ma può causare danni e morti sia quando ce n’è troppo poca, sia quando ce n’è troppa. Occorre quindi usare la saggezza del buon padre di famiglia. Che mette da parte le risorse nei tempi grassi per i tempi delle vacche magre. E quindi ci vogliono le vituperate dighe. Che immagazzinano le acque quando scorrono impetuose e possono causare danni e vittime, per poterle restituire quando piove poco e ce n’è più bisogno, ad esempio per irrigare i campi d’estate. Basta studiare un po’ di storia, anche recente, per apprendere, ad esempio, che la città di Roma andava regolarmente sott’acqua tutti gli anni fino a pochi decenni orsono. Tanto è vero che le autorità papaline avevano organizzato un capillare servizio di barchini che percorrevano le strade romane allagate per distribuire pane agli abitanti costretti a casa dalle alluvioni, i quali lo ritiravano dalle finestre. Tutto questo è diventato solo un ricordo storico, grazie agli imponenti interventi idraulici dei cosiddetti “muraglioni”, ma anche grazie alle grandi dighe realizzate su alto e medio corso del Tevere, che consentono di “laminare” le piene del fiume stesso.
Mancata realizzazione di opere di presidio contro erosioni, frane e dissesti idrogeologici :  gli specialisti della materia conoscono perfettamente quali sono i versanti in frana, quali sono gli alvei dei corsi d’acqua in erosione, quali sono le aree a rischio di dissesto idrogeologico, e sono perfettamente in grado di progettare gli interventi atti a scongiurare le catastrofi. L’investimento più produttivo che possiamo fare è quello nella salvaguardia del nostro capitale umano e del nostro territorio (l’unica nostra specifica risorsa non riproducibile dai nostri concorrenti diretti nell’attrarre flussi turistici) .  Diamo quindi fiducia ai (pochi) decisori politici che lo hanno capito.

COSA FARE A GENOVA
La situazione idrogeologica di Genova è nota agli esperti da sempre. Il tombamento dei molti corsi d’acqua che l’attraversano, unitamente alla crescente impermeabilizzazione di aree sempre più vaste di territorio, senza la applicazione della buona pratica della invarianza idraulica, non poteva che dare i risultati che vediamo con ricorrente frequenza. Si sono fatti tanti progetti per realizzare le opere che possano correggere almeno una parte degli errori del passato. Come ad esempio uno scolmatore del Feregiano. Una galleria di grandi dimensioni di oltre sei km, di cui realizzato solo uno (oggi utilizzato come  garage per canoe : sigh!). Altri progetti si sono arenati nei ricorsi al Tar e nei tagli di spesa. Gli ingegneri idraulici, ed a Genova c’è una gloriosa scuola di ingegneri idraulici, sanno perfettamente cosa fare per evitare di continuare a contare i morti per strada nella capitale ligure. Che gli amministratori della cosa pubblica li ascoltino, una volta tanto!

mercoledì 5 febbraio 2014

Padovano - Alluvione ed avacuazione

Maltempo, torna l'incubo 2010
Centinaia di sfollati, paura nella Bassa

Allagamenti un po' ovunque, Vigili del Fuoco e Protezione civile al lavoro. Montegrotto sott'acqua. Famiglie evacuate anche a Battaglia

 http://corrieredelveneto.corriere.it/padova/notizie/cronaca/2014/4-febbraio-2014/maltempo-situazione-peggiora-evacuata-bovolenta-paura-bassa-2224019514625.shtml
 

PADOVA - Maltempo: a una settimana dall'inizio della piogge incessanti la situazione sta diventando altamente critica. Dalle otto è iniziata l'evacuazione di Bovolenta, per il momento solo una parte del paese, circa 250 persone. A Montegrotto un'anziana di 87 anni, residente nella zona di via Vallona, l'area più alluvionata del Comune, è scivolata dalle scale della sua casa ed è stata trovata senza vita dal marito rientrato in casa: non è chiaro se sia morta scivolando nella fretta di scappare dall'alluvione o per una caduta accidentale indipendente dal maltempo. . Nello stesso Comune era stato proprio il sindaco, Massimo Bordin, a lamentare un ritardo nei soccorsi a causa dell'assenza della Protezione Civile, impegnata nel Bellunese per i ripetuti blackout degli ultimi giorni.
Nella notte e nella prima mattinata, intanto, i vigili del fuoco sono al lavoro prevalentemente nella zona di Padova Ovest: sott'acqua molte strade a Sarmeola di Rubano, Selvazzano, Saccolongo. Qui il problema sono i canali di scolo che non ricevono piu' il forte afflusso d'acqua. Si registrano allagamenti in abitazioni e strade chiuse. Smottamenti sui colli e gravi disagi anche Montegrotto. Completamente sott'acqua il quartiere Vallona. A Battaglia Terme sono state evacuate circa duecento persone. La decisione è stata presa dopo l'allagamento dei quartieri Ortazzo e Chiodare.
Notte di paura anche nella Bassa padovana per il canale Bisatto che ha raggiunto livelli mai visti prima, e dove si registrano allagamenti. Allarme ancora anche per il Bacchiglione. Le previsioni meteo non promettono nulla di buono, la Prefettura e' in costante collegamento con tutti i sindaci della provincia, con la protezione civile e il genio civile. Non si esclude che nel corso della giornata altre misure per la messa in sicurezza delle famiglie possano essere prese anche nell'Alta padovana dove il Muson Vecchio e il Muson dei sassi sono a livelli critici.