Area Thyssen - Torino - lungo il torrente Dora Riparia. |
Potenziali interazioni dell’annunciata trasformazione
urbanistica con il fiume Dora Riparia-A.Bracco
Arch. Arturo Bracco - Ex-dirigente della Regione Piemonte (Direzione difesa del Suolo) e ex-dirigente AIPo.La Regione Piemonte fa parte della Autorità di bacino del fiume Po.
Autorità di bacino nazionale, nella quale sono rappresentati i Ministeri - con competenze nelle materie ambientali, delle infrastrutture, dei beni storici e paesaggistici, della protezione civile, ed altre – e tutte le Regioni della pianura padana: Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Provincia di Trento, Toscana ed Emilia Romagna.
Ecco alcuni dati relativi al bacino idrografico del Po, il più grande d’Italia. Il bacino idrografico del Po – ossia, il ter-ritorio le cui acque vengono naturalmente convogliate nel Po - ha una superficie di 74.000 chilometri quadrati, dei quali 71.000 sono compresi entro i confini dell’Italia. L’asta del Po ha uno sviluppo di 652 chilometri; vi affluiscono 141 corsi d’acqua. Nel bacino del Po sono compresi oltre 3.200 Comuni. La popolazione insediata nel bacino è di 16 milioni di abitanti. Il bacino idrografico del Po costituisce 1/4 del territorio nazionale e in esso si produce il 40% del prodotto interno lordo.
L’Autorità di bacino del fiume Po ha essenzialmente competenze in materia di pianificazione, di programmazione e di disciplina del territorio ai fini della prevenzione del rischio idraulico e geologico e della tutela ed uso del-le acque. L’Autorità ha predisposto il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico – conosciuto con l’acronimo di PAI – che interessa tutti i 3.200 Comuni compresi nel bacino idrografico. Tra questi, tutti i 1.206 Comuni della Regione Piemonte.
Il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico, tra l’altro: 1) individua le fasce fluviali a tutela del Po e dei suoi principali affluenti; 2) individua, delimita (ove possibile) e caratterizza la pericolosità dei dissesti sui versanti (frane, conoidi, valanghe) e delle esondazioni e dei dissesti sul reticolo idrografico minore, non interessato dalle predette fasce fluviali; 3) prescrive che tutti i Comuni debbono verificare la compatibilità idraulica e geologica delle pre-scrizioni dei Piani Regolatori, sia a seguito dell’approvazione del PAI, che contestualmente all’adozione di successive Varianti ai Piani Regolatori.
Il PAI detta prescrizioni tassative, immediatamente vincolanti, in ordine agli usi, alle attività ed alle opere con-sentiti e vietati nelle fasce fluviali dei principali corsi d’acqua. Dette prescrizioni alle quali i Piani Regolatori devono essere adeguati con riferimento alle tipizzate condizioni di pericolosità sui versanti, sui fondovalle e sul reticolo idrografico minore.
Le fasce fluviali del Po e dei principali affluenti interessano i territori del Piemonte per quasi 1/3 del loro sviluppo complessivo.
Le aree di laminazione naturale delle portate di piena presenti in Piemonte – ossia, quei territori che vengono naturalmente allagati in occasione di piene gravose – costituiscono presidi naturali a tutela dei territori e delle Regioni di valle, in assenza dei quali le portate ed i livelli idrometrici nei territori del medio e basso Po sarebbero ancora più gravosi.
Le fasce fluviali, a fini di pianificazione, sono state delimitate assumendo a riferimento una portata di progetto, con una probabilità di accadimento di 200 anni. Dunque, una portata non ordinaria, bensì gravosa; ma non si incorra nell’equivoco di ritenere che una piena con tempo di ritorno di 200 anni sia rara o, addirittura, che essa sia destinata a manifestarsi solo ogni 200 anni.
Non è così. Un esempio per tutti: ad Ivrea la Dora Baltea esondò, in destra idrografica, sia nel 1993 che nel 2000, con effetti analoghi, con portate qualificate, en-trambe, come duecentennali.
Le fasce fluviali sono distinte in tre tipi: 1) la Fascia A, che comprende l’alveo inciso del corso d’acqua, nella quale defluisce almeno l’80% della portata di progetto; 2) la Fascia B, esterna alla Fascia A, che comprende tutte le aree allagabili, in funzione delle quote dei terreni e delle opere esistenti, nonché le forme fluviali riatti-vabili in corso di piena; 3) la Fascia C, esterna alle Fasce A e B, che comprende le aree che sarebbero inte-ressate dalla massima piena storica registrata o, in difetto, da una piena con tempo di ritorno di 500 anni; quindi, una piena più gravosa di quella con tempo di ritorno di 200 anni.
Nelle aree comprese nelle Fasce A e B si devono appli-care le prescrizioni del PAI, prevalenti su quelle dei Piani Regolatori.
I territori compresi nella Fascia C devono trovare specifica e puntuale considerazione nei Piani di Protezione Civile e i Piani Regolatori devono compiere i necessari approfondimenti volti a dettare norme di tutela ed uso del suolo idonee ed adeguate a mitigare le condizioni di vulnerabilità e di rischio degli insediamenti esistenti e tali da non aggravare ulteriormente il rischio.
Gli stessi approfondimenti devono, tanto più, essere effettuati in occasione di successive specifiche e pun-tuali Varianti.
Quanto sin qui riferito era necessario per esporre lo stato degli atti di pianificazione che interessano il comparto Thyssen ed altri.
A valle del ponte di corso Regina Margherita le fasce fluviali A e B sono essenzialmente aderenti o comun-que limitrofe all’alveo inciso della Dora Riparia. Di contro, a monte dello stesso ponte le Fasce A e B sono assai estese, in destra e in sinistra idrografica, comprendono meandri riattivabili; nel loro insieme, interes-sano aree naturali e verdi (il parco della Pellerina) e si attestano, sostanzialmente, sul rilevato di corso Regina Margherita. La Fascia C è molto estesa, a monte e a valle del ponte, e interessa vasti insediamenti urbani.
Dunque, sembra doversi dedurre che il ponte di corso Regina Margherita costituisce una interferenza al de-flusso della portata di progetto. Le aree di esondazione naturale a monte concorrono al contenimento dei livelli idrometrici associati alla piena di progetto.
Nel corso della piena del 2000 sarebbe stato interessato lo stesso corso Regina Margherita e nei territori re-trostanti si registrarono allagamenti, con tiranti idraulici localmente modesti.
Successivamente a tale evento furono realizzate opere di difesa.
Il comparto interessato dalla presenza dell’insediamento Thyssen ed altri limitrofi sono compresi in Fascia C.
A seguito dell’entrata in vigore del Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico è stata approvata una Variante al Pia-no Regolatore per il suo adeguamento al PAI, anche con riferimento alle anzidette fasce fluviali. Ove la supposta Variante al Piano Regolatore relativa al comparto occupato dallo stabilimento industriale denominato Thyssen comporti la totale trasformazione urbanistica dell’area, con la costruzione di nuovi insediamenti, con destinazioni d’uso residenziali, commerciali, ricettive, produttive ed altre, ci si deve ragionevolmente attendere che vengano preliminarmente effettuati puntuali approfondimenti in ordine alle effettive, specifiche, concrete e attuali condi-zioni di pericolosità, di vulnerabilità e di rischio sulla zona di intervento e su quelle limitrofe.
Anche con riferimento ai requisiti di idoneità e di adeguatezza del ponte e alle caratteristiche del rilevato di corso
Regina Margherita, alla eventuale presenza di sottopassi e di fornici.
E’ noto che il valore del rischio totale è dato dal prodotto della pericolosità, della vulnerabilità e del valore dei beni socio-economici esposti; ossia, persone e beni materiali.A condizioni di pericolosità immutate, aumentando il valore dei beni socio-economici esposti, aumenta il rischio totale.
Eventi catastrofici e luttuosi si susseguono incessantemente, nel nostro Paese.
I provvedimenti da porre in essere sono essenzialmente di tre tipi: le diverse misure previsionali, di monitoraggio e di protezione civile; le opere strutturali di difesa idraulica e geologica; le prescrizioni e le previsioni degli stru-menti urbanistici, improntate dalla conoscenza, dalla consapevolezza ed orientate alla cautela.
(Arturo Bracco)
Fonte: L'aquilone Legambiente - Anno 18, n.3, dicembre 2013